Il rischio, come sempre quando le notizie sono – purtroppo – ricorrenti, è che molti di noi smettano persino di farci caso: per noia, per assuefazione, perché novità più divertenti rubano la nostra attenzione. Se non teniamo alto il livello della nostra coscienza civile, persino le notizie di violenza sulle donne rischiano di diventare, nell’indigestione di confuse informazioni che quotidianamente ci bombardano, una specie di noioso ritornello cui si fa l’abitudine, talvolta senza più nemmeno provare un briciolo di sacrosanta indignazione.
E allora ben venga l’8 marzo, a ricordarci che le donne, le meravigliose compagne delle nostre vite, non sono oggetti, non sono proprietà di cui possiamo disporre a piacere. Festeggiamo l’8 marzo e facciamo gli auguri a mogli, fidanzate, amiche, colleghe: ma teniamo a mente che non si tratta solo di presentarsi con il tradizionale mazzo di mimosa. I simboli funzionano se servono a richiamare alla nostra mente i valori etici che li hanno generati: in questo caso, il rispetto per tutte le donne, e la condanna senza appello per qualsiasi forma di violenza, fisica o psicologica, nei loro confronti. Ricordiamoci che la maggior parte delle violenze contro le donne non proviene da sconosciuti, ma nasce in famiglia, per mostruoso e assurdo che questo possa sembrare.
In modo incisivo hanno saputo farsi portatrici di questo messaggio le nostre rugbiste, partecipando da protagoniste a un’iniziativa che ci invita a fare fronte comune contro la violenza sulle donne: cliccate su questo link, oppure su questo, e vedrete con quanta efficacia comunicativa abbiano saputo immettere la carica del nostro meraviglioso sport in questa fondamentale battaglia di civiltà e rispetto.
Il loro esempio deve essere lo stimolo per tutti noi a impegnarci nella quotidianità per diffondere una cultura del rispetto, e a non tacere, non voltarci dall’altra parte, insomma non essere vigliacchi, quando ci capita di assistere a episodi di violenza, o anche solo a quei comportamenti apparentemente “minori”, che in realtà sono già di per sé gravi: battutine, fischi, allusioni, volgarità, ecc. sono sintomi, e insieme presupposti, di quella becera sub-cultura che accompagna e spalleggia la violenza vera e propria.
Grazie allora a Lady Lovers e Morositas per il loro impegno, per la loro presenza, per il loro entusiasmo, per la dimostrazione che il nostro sport è un contesto dove la parità e il rispetto tra uomini e donne sono concretamente praticabili, e dove un placcaggio tra signore e uno tra maschiacci barbuti valgono uguale.
Da tutta Amatori Union, auguri Lady Lovers e Morositas!